Tracce Prima Prova Maturità 2019: svolgimento traccia d'attualità su mafia e il generale dalla Chiesa
Tra le
tracce di attualità scelte per la
Prima Prova di
Maturità 2019 è comparsa quella sul generale
dalla Chiesa e sulla
mafia. Gli studenti quindi hanno
svolto una
traccia che tratta di uno dei
temi più attuali degli ultimi mesi, come promesso dal
Miur. Ovviamente una
traccia di questo tipo non è semplice ma se si hanno tutti gli spunti giusti è più facile riuscire ad elaborare un
tema d'attualità con i fiocchi. Noi di ScuolaZoo abbiamo pensato di svolgere la traccia per voi, così da aiutarvi con un
possibile svolgimento!
Seguite il live con ScuolaZoo su maturità e tutte le altre tracce svolte? Qui trovate il live con gli aggiornamenti in tempo reale:
Qui per ulteriori spunti per il tema sulla mafia:
Tracce svolte Prima Prova 2019: svolgimento completo mafia e omicidio del generale dalla Chiesa
La
traccia sul generale
dalla Chiesa è tra i
temi d'attualità scelti per la
Tipologia C di Maturità 2019. Qui trovate lo
svolgimento completo:
Sono tanti gli eroi che hanno sacrificato la loro vita per combattere l’illegalità. Ci sono uomini di Stato, magistrati, politici, ma anche dei giornalisti e degli imprenditori assassinati tra il 1979 ed il 1986, l’anno dell’inizio del maxi-processo contro Cosa Nostra.
A partire dagli anni Settanta, il potere mafioso iniziò a panificare una serie di delitti per contrastare il lavoro delle persone impegnate a smascherarne gli ingranaggi. Vennero uccisi molti magistrati per bloccare le indagini o per punirli di aver firmato ordini di cattura nei confronti dei mafiosi. Appare doveroso ricordare gli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino i quali crearono un pool antimafia che aveva come obiettivo Cosa Nostra e che vennero ucciso per mano della più grande organizzazione mafiosa esistente.
Nella lotta a Cosa Nostra, la morte è una costante e anche il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ha dovuto farne i conti. Dalla Chiesa fu ucciso il 3 settembre 1982 a Palermo insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di polizia Domenico Russo. Fu un fedele servitore dello Stato, partecipò alla Resistenza durante la fine della seconda guerra mondiale, aiutando a liberare l’Italia dalla dittatura fascista. Sotto il governo Spadolini, nell’aprile del 1982, il generale dell’arma dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa fu nominato prefetto di Palermo e si insediò in città all’indomani dell’omicidio del sindacalista e uomo politico comunista Pio La Torre, che era stato tra coloro che avevano sostenuto la sua nomina a prefetto. La sua nomina a prefetto fece accendere la speranza in molte persone perché Dalla Chiesa aveva carisma, aveva ottenuto grandi successi nella lotta al terrorismo. Nella sua lotta alle organizzazioni terroristiche e mafiose, Dalla Chiesa ha dato esempio eccezionale di fedeltà ai valori della democrazia, di difesa della legalità e dello stato di diritto . Il suo impegno ha fatto sì che strumenti e metodi innovativi rendessero più incisiva l’azione della Repubblica contro le più pericolose forme di criminalità.
A Palermo, il generale lamentò più volte il poco sostegno da parte dello stato e chiese a gran voce gli strumenti necessari per affrontare Cosa Nostra.
Egli era consapevole che la lotta contro la mafia è assolutamente impari se a essa non concorrono tutte le forze sane della società e se, di fronte alle ingiustizie, lo Stato è colpevolmente latitante e la politica e le Istituzioni non riescono a farsi carico dei diritti e delle esigenze dei cittadini. Dopo il suo omicidio, lo Stato si è dotato di due strumenti fondamentali che sono certamente legati all’azione del generale: il “416 bis” e “la confisca dei beni”. L’articolo 416 bis è stato introdotto nel nostro codice penale pochi giorni dopo l’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e si tratta del delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso e prevede l’individuazione dei mezzi e degli obiettivi in presenza dei quali ci si trova di fronte a un’associazione di tipo mafioso. Invece, con la “confisca dei beni” si è proceduto al riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie. Strumenti che non hanno sconfitto la mafia ma l’hanno certamente piegata.
Dalla Chiesa fu ucciso poiché rappresentava un reale pericolo per la mafia e perché fu lasciato solo nella sua strenue battaglia tanto che fu definito “un martire dello Stato”.
“Qui è morta la speranza dei palermitani onesti”, questo è l’epitaffio con cui i palermitani salutarono l’impegno oltre la morte di Carlo Alberto Dalla Chiesa. L’indignazione per la sua morte fu talmente tanta che il giorno dei funerali, una grande folla protestò contro la presenza delle forze politiche, accusandole dell’isolamento del generale. La tensione tra la folla e le autorità furono altissime e l’unico a essere risparmiato dalla dura contestazione fu il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini.
Come ha sostenuto il presidente del Senato Pietro Grasso: “Ricordare la morte di Carlo Alberto Dalla Chiesa serve soprattutto a rafforzare la consapevolezza che la lotta alla criminalità organizzata può avere successo solo se si uniscono e collaborano le migliori forze di tutto il Paese”.
Bisogna tener vivo il ricordo di uomini come Carlo Alberto Dalla Chiesa,Giovanni Falcone, Paolo Borsellino; il loro coraggio ci ha lasciato preziosi insegnamenti che non dovremmo mai dimenticare. Nessuno di loro è morto davvero, se vive in un racconto e in un ricordo e bisogna sempre ricordarli, tramandare alle generazioni future i loro insegnamenti.
Questi uomini hanno lasciato tanto, ci hanno insegnato a non chinarci mai al compromesso, a non voltarci dall’altra parte, a non essere indifferenti, a denunciare i soprusi dei potenti ai danni dei più deboli e ai danni di chi non ha la forza per ribellarsi. La lotta alla criminalità richiede tanto coraggio, è vero, però come ci ha insegnato Paolo Borsellino. “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”.
(Credits Immaigini: Wikipedia)