Maturità 2020, studenti scioperano a distanza: i motivi e le iniziative
Giovedì 21 maggio 2020 tutti i maturandi d'Italia, insieme alla pagina Instagram "nomaturita2k20", sciopereranno a distanza contro la Maturità 2020. Per diverso tempo, gli amministratori della pagina e tanti studenti hanno chiesto a gran voce un confronto con la ministra Azzolina per proporre un programma alternativo all'Esame di Stato. Queste richieste non sono state mai accolte fino ad oggi e per questo gli amministratori hanno chiesto di fare uno sciopero dalla didattica a distanza. Vediamo insieme quali sono i motivi per cui, secondo loro, la Maturità 2020 non si può fare e quali sono le iniziative per chi vorrà partecipare.
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Sciopero Maturità 2020: data e cosa sapere
Molti studenti sostengono che la Maturità 2020 va abolita. La pagina Instagram "nomaturita2k20" ha dato voce a tutti i maturandi che in questo periodo hanno avuto molti dubbi riguardo la fattibilità di questo esame. Tutti insieme hanno fatto petizioni, raccolto pareri e proposto nuove alternative alla formula d'esame su cui invece stava lavorando il Miur e che poi è stata approvata con l'ordinanza ministeriale del 16 maggio 2020. Lo sciopero del 21 maggio 2020 è stato indetto per protestare contro il Ministero, che in questo periodo non ha mai accettato il confronto con i rappresentanti di questo movimento studentesco. «La Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina non ha mai accettato un confronto con noi né ha dato segno di aver valutato le nostre proposte in merito all’esame di Stato. Gli studenti devono essere necessariamente considerati come interlocutori nella discussione volta a definire le modalità d’esame. Devono essere partecipi del loro futuro», hanno spiegato gli amministratori della pagina.
Perché la maturità 2020 non si può fare: i 10 motivi dello sciopero
Lo sciopero del 21 maggio 2020 arriva per motivi ben precisi, che gli amministratori della pagina "nomaturita2k20" hanno riassunto in 10 punti:
- Gli studenti non sono stati ascoltati. La Ministra ci vede ma non ci considera
- Nonostante il tentativo, il diritto all’istruzione non è stato garantito
- Il 33,8% delle famiglie italiane non ha pc o tablet (ISTAT 6/04/2020)
- Non c’è chiarezza sulle modalità d’esame
- Troppe responsabilità ricadono su presidi e insegnanti
- 1a e 2a prova sono state rimpiazzate con un complesso surrogato che non le sostituisce
- I privatisti non potranno fare l’esame a giugno
- Le misure igienico-sanitarie non sono sufficienti. Dovremo autocertificarci invece di avere tamponi e misurazioni della temperatura
- Anche presidi, professori e Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione sono contrari a questo esame
- L’esame in presenza non è un test per capire quando le scuole potranno riaprire. Studenti e insegnanti non sono cavie.
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(Credits copertina: Unsplash)