Tema sul Bullismo, il caso di Ivan: cosa possiamo imparare?
Il perido della scuola viene spesso e volentieri descritta come un periodo felice, spensierato e innocente, ma non sempre purtroppo le cose vanno per il meglio, e per quanto i
ragazzi non possiedano la stessa malizia e ipocrisia degli adulti, lo stesso riescono a essere
crudeli nei confronti dei compagni.
A volte basta anche solo un particolare “sbagliato”, o l'imitazione di modelli comportamentali tutt'altro che esemplari, per far sì che si vengano a creare delle situazioni di
bullismo: una forma di violenza psicologica e fisica da cui è difficile uscire perché la vittima non riesce a trovare la forza e o la motivazione giusta per parlarne a chi potrebbe aiutarlo.
Tuttavia liberarsi dalla paura e dall'infelicità non è affatto impossibile, come dimostra il caso di Ivan, nome di fantasia di uno studente di soli 12 anni che grazie a un
tema è riuscito a sfogare tutto il proprio dolore e a rendere participi i proprio compagni, tra cui i suoi stessi aguzzini (che in parte si sono pentiti).
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Il caso di Ivan: una storia di bullismo come tante altre
La vicenda è stata resa nota da Repubblica, che ha pubblicato il tema in cui Ivan raccontava quanto subito. La sua
insegnante aveva notato che qualcosa non andava, pur non riuscendo a capire cosa, e ha dunque chiesto di scrivere un elaborato che comprendesse una vittima, un gruppo di ragazzi prepotenti, degli spettatori e un adulto, dal finale positivo o negativo.
Ivan, che vive in un paesino del Centro Italia, ha parlato della sua
difficoltà a farsi degli amici, iniziata sin dall'asilo e durata fino alle medie. Poco interessato ai giochi maschili, si è sempre trovato maggiormente a suo agio con le ragazze, che trova più interessanti, e per questo è stato preso in giro dagli altri, persino dai suoi pochi amici.
Alle elementari Ivan stringe un forte legame con due bambine, che però tiene a distanza per paura che lo potessero giudicare. I suoi compagni di classe lo
prendono in giro per la sua voce acuta, e a fargli male è il modo malevolo con cui lo offendono e lo
guardano con disprezzo. Arrivato in quinta Ivan si è un po' aperto al “mondo maschile”, ha fatto amicizia con un terzetto di ragazzini e per quanto le offese non siano finite Ivan ha trovato il suo spazio, avendo stretto un bel rapporto anche con i compagni più emarginati.
Alle medie però tutto ricomincia, nonostante la scoperta della fiducia in se stesso. A scatenare le offese questa volta sono le lezioni di ginnastica, materia nella quale non è proprio versato. Ivan inizia allora a praticare
l'autolesionismo, e a fantasticare sul proprio suicidio. Nella realtà la sua confessione nel tema lo aiuta a farsi capire dalla sua classe, ma nella sua mente Ivan immagina una scena in cui i suoi vecchi aguzzini lo picchiano in spiaggia, mentre i suoi amici assistono senza far nulla. La lettura dei messaggi del cosiddetto gruppo anti-Ivan gli dà il colpo di grazia: deciso a farla finita, il suo alter-ego del sogno si
lancia dalla finestra, trovando così finalmente pace. Per fortuna nel mondo reale le cose sono andate molto diversamente.
Riflessioni sul bullismo: quando l'odio è del tutto inutile
Cosa si può imparare dalla vicenda di Ivan? Proviamo a fare 5 riflessioni su questo triste caso purtroppo molto attuale
1 – Come intuisce alla fine del suo tema, Ivan è “diverso, non sbagliato”. Tutte le offese che gli vengono rivolte sono
frutto dell'ignoranza, della paura e di pregiudizi forse inculcati dagli adulti. Una simile consapevolezza, però, è molto difficile ritrovarla in un adulto, figuriamoci in un bambino di 12 anni.
2 – Proprio per questo dovrebbero essere
gli adulti a sostenere i bambini. In realtà i genitori di Ivan lo hanno supportato quando ha confessato le angherie subite, ed è proprio per questo che il finale da incubo del tema non si è concretizzato.
3 – Le scuse per prendere in giro un ragazzino possono essere le più varie, e quindi prive di significato: a Ivan non piacciono le “attività maschili”, poi però inizia ad avvicinarsi anche a quel mondo, ma il suo aspetto fisico e la scarsa dimestichezza con lo sport lo rendono ancora vittima di insulti (“omosessuale”, “trans”). I bulli non agiscono razionalmente, ed è inutile pertanto porsi allo stesso livello.
4 –
Essere sinceri, dare sfogo ai propri sentimenti e coinvolgere coloro che fanno del male sono invece soluzioni alla portata di tutti, anche se in questo caso c'è stato bisogno dell'intervento di un'insegnante che non solo aveva intuito qualcosa, ma si era già interessata a tematiche simili. Ecco perché è importante
confidarsi con gli adulti che si ritengono degni di fiducia.
5 - Una volta
posti davanti alle proprie responsabilità – dirette o indirette – i ragazzi della classe di Ivan hanno iniziato a parlare più apertamente dei propri problemi, arrivando a capire la differenza tra una semplice discussione e un insulto, e hanno persino realizzato un video che racconta una storia analoga a quella del nostro protagonista. Insomma, quando il dolore viene condiviso le ragioni alla base dell'odio crollano con grande facilità lasciando spazio alla comprensione.
Se questo esempio di
tema svolto ti è piaciuto, ma preferisci fare tutto da solo ecco due
guide perfette per te: