La peste del 1630: riassunto e descrizione nei Promessi Sposi e collegamenti con il Coronavirus
I parallelismi tra il Coronavirus e la peste del 1600, raccontata nei
Promessi Sposi da
Alessandro Manzoni, sono molto azzardati sotto diversi punti di vista ma non del tutto impossibili da fare. Ci sono delle analogie tra i due episodi e si può sviluppare una certa riflessione anche sulle cose che sono cambiate nel corso di questi secoli che dividono l'epidemia della Peste e quella di Coronavirus. In questo articolo parleremo in breve di come il Manzoni parla della peste nei
Promessi sposi, vi daremo alcune informazioni di carattere storico su ciò che è successo all'epoca nella città di Milano e faremo dei paragoni con l'attualità.
Per approfondire:
https://www.scuolazoo.com/info-studenti/copiare-a-scuola/tracce-maturita-2020-tema-attualita-manzoni-promessi-sposi-coronavirus-svolto/
Promessi Sposi: la peste del 1630 raccontata da Manzoni
Quando a scuola si è parlato di epidemia e pandemia, ci si è spesso riferiti alla peste che è comparsa sulla scena storica diverse volte, l'ultima nel 1630 quando ha ucciso milioni di persone in tutta Europa. Dell'epidemia di peste del 1630 ne parla anche Alessandro Manzoni, che decise di metterla come sfondo e fil rouge nel suo romanzo, I Promessi Sposi. L'autore milanese la descrive con particolare attenzione nel
Capitolo 31 e
Capitolo 32 del libro. La città più colpita in assoluto fu Milano, dove il contagio era al massimo. La popolazione viveva al limite, visto le condizioni di povertà in cui si trovava ancor prima della manifestazione dei primi contagi, a causa dei saccheggi avvenuti nel corso del conflitto tra Spagna e Francia, entrambe contendenti del ducato di Mantova. Secondo quanto riportato dalle cronache, la peste fu portata in Italia dalle truppe tedesche che arrivarono nel mantovano passando dalla Valtellina. Manzoni racconta in maniera accurata questo episodio quando parla del passaggio dei Lanzichenecchi nel
Capitolo 28,
Capitolo 29 e
Capitolo 30. Le autorità sanitarie di Milano iniziarono a preoccuparsi della situazione, ma solo nel 1930 iniziò il vero dramma nella capitale.
L'epidemia di peste a Milano
La città di Milano fu maggiormente colpita dalla peste nel 1630 ma i primi segnali di contagio iniziarono a manifestarsi nel 1928. Un uomo fece ingresso in città indossando i vestiti di alcuni soldati tedeschi, si ammalò, morì dopo tre giorni e tutti gli abitanti del suo quartiere si ritrovarono rinchiusi nel lazzaretto. Inizialmente il popolo non prese seriamente la questione, tanto che si arrivò a celebrare senza grossi problemi anche il Carnevale. Quando i casi iniziarono ad aumentare, il Tribunale della Sanità iniziò ad isolare tutti i casi sospetti e a chiuderli nei lazzaretti allestiti in diversi punti della città. Da qui ne derivò un danno più che una soluzione: chi temeva di aver contratto il virus, aveva paura di dichiararlo perché non voleva essere rinchiuso e isolato. Dal mese di marzo del 1630, l'epidemia scoppiò definitivamente facendo un numero altissimo di vittime e di contagi. I nobili fuggivano verso le loro residenze in campagna per isolarsi, mentre i più poveri rimanevano in città, in balia degli avvenimenti. La paura aveva la meglio su tutto e tutti, soprattutto quando si organizzò una vera e propria caccia alle streghe verso i presunti untori, cioè coloro che venivano accusati di diffondere appositamente degli unguenti venefici che avevano l'obiettivo di diffondere la peste. La crisi raggiunse il suo apice nell'estate del 1930, quando caldo e umidità non giovavano alle condizioni delle persone che si trovavano in città e qui si raggiunse il delirio più totale, dai saccheggi ai viveri e alle ruberie nelle case. La peste iniziò a sparire nell'inverno del 1930, verso novembre, ma il bilancio fu tragico: circa 165.000 morti (e sono solo quelli dichiarati e registrati) nella sola città di Milano.
Collegamenti tra la peste del 1630 e il Coronavirus del 2020
In queste settimane stiamo vivendo un capitolo di storia che difficilmente verrà dimenticato: tutto il mondo è stato colpito dalla pandemia del Coronavirus e anche l'Italia, più di tanti altri Paesi, è costretta a fare i conti con questa emergenza. I collegamenti tra i due fatti storici, seppur riguardanti due epoche e due contesti molto diversi, sono tanti:
- Le zone di contagio. Sia la peste del 1630 che il Coronavirus si sono diffusi principalmente nelle zone del nord della penisola.
- Il rifiuto della realtà. Inizialmente, anche nella Milano del 1630 si rifiutò di accettare la realtà dei fatti, motivo per cui poi si arrivò ad avere un numero altissimo di morti e contagi nell'anno successivo alla manifestazione dei primissimi casi di peste.
- La fuga. Nel primo periodo in cui si manifestarono i contagi, diverse persone tentarono la fuga dalle città principalmente colpite, causando una diffusione ancora più ampia dell'epidemia.
- Il complottismo. La caccia agli untori è una pratica simile a coloro che sostengono che il Coronavirus sia un'epidemia studiata a tavolino in laboratorio e diffusa con l'obiettivo di colpire alcuni paesi
- Il crollo del sistema sanitario. Allora come oggi, il peggior timore della autorità era il collasso del sistema sanitario, motivo per cui vengono costruiti dei sistemi di supporto come gli ospedali da campo messi in piedi in Cina o le strutture temporanee di primo soccorso che si trovano attualmente in Italia.
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(Credits copertina: Unsplash)