Giacomo Leopardi, A Silivia: analisi del testo, spiegazione e parafrasi
Trovarsi alle prese con Giacomo Leopardi non è la più divertente delle avventure: il suo pessimismo cosmico dona un'aurea oscura al vostro studio e avete paura di essere contagiati dall'ansia? Purtroppo non possiamo dirvi altro che: armatevi di tanta pazienza, soprattutto se state studiando la poesia A Silvia perché i suoi temi centrali sono la distruzione delle speranze e le illusioni giovanili. In questo articolo vi aiuteremo a fare tutta l'analisi del testo, con commento e parafrasi così da essere pronti per un'interrogazione o un compito in classe.
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(credits: giacomoleopardi.it)[/caption]
A Silivia: riassunto in un minuto
Non hai voglia di leggere tutto l'approfondimento su A Silvia di Leopardi? Abbiamo preparato per voi un riassunto brevissimo in cui vi spieghiamo le cose principali da sapere in meno di un minuto. Pronti con il cronometro?
A Silvia è il ventunesimo canto della raccolta Canti. Scritta tra il 1828 e 1830. Racconta la storia di Teresa Fattorini ma è anche la metafora di una condizione umana: la giovinezza crea illusioni sul futuro e il destino, l'età adulta ti svela l'amara verità. È una canzone libera leopardiana, costituita da sei strofe, versi endecasillabi settenari sciolti. Le figure retoriche principali del testo sono le metafore, anche se ci sono diversi enjambement, anafore e ossimori.
A Silvia testo: la poesia integrale
Il testo poetico intitolato
A Silvia di Giacomo Leopardi fa parte della raccolta dei Canti. Precisamente, è il ventunesimo canto di tutta la raccolta. Ecco il testo:
Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
Stanze, e le vie d'intorno,
Al tuo perpetuo canto,
Allor che all'opre femminili intenta
Sedevi, assai contenta
Di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
Talor lasciando e le sudate carte,
Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la miglior parte,
D'in su i veroni del paterno ostello
Porgea gli orecchi al suon della tua voce,
Ed alla man veloce
Che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch'io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
Che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
La vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
Un affetto mi preme
Acerbo e sconsolato,
E tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
Perché non rendi poi
Quel che prometti allor perché di tanto
Inganni i figli tuoi?
Tu pria che l'erbe inaridisse il verno,
Da chiuso morbo combattuta e vinta,
Perivi, o tenerella. e non vedevi
Il fior degli anni tuoi;
Non ti molceva il core
La dolce lode or delle negre chiome,
Or degli sguardi innamorati e schivi;
Né teco le compagne ai dì festivi
Ragionavan d'amore.
Anche perìa fra poco
La speranza mia dolce: agli anni miei
Anche negaro i fati
La giovinezza. ahi come,
Come passata sei,
Cara compagna dell'età mia nova,
Mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi,
Onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte delle umane genti?
All? apparir del vero
Tu, misera, cadesti: e con la mano
La fredda morte ed una tomba ignuda
Mostravi di lontano.
Parafrasi A Silivia: spiegazione del canto di Giacomo Leopardi
Se siete alle prese con l'analisi del testo di A Silvia, saprete sicuramente che bisogna partire dalla parafrasi. Questa pratica vi aiuterà a non avere dubbi sul significato della poesia e a non fraintendere alcuni passaggi. Eccola qui spiegata:
Silvia, ricordi ancora quel tempo in cui eri ancora viva, quando la tua bellezza splendeva nei tuoi occhi sorridenti e schivi. E tu, lieta e pensosa, stavi per passare il limite che ti porta dalla gioventù all'età adulta. La casa e le vie che si trovavano intorno ad essa risuonavano il tio canto mentre eri occupata a compiere i lavori femminili. Poi sedevi contenta di quell'incerto avvenire che sognavi. Era il mese di maggio profumato e tu trascorrevi così le giornate. Io tralasciavo lo studio e mi staccavo dai libri su cui studiavo, dove trascorrevo la maggior parte del mio tempo e della mia giovinezza nella casa di mio padre e porgevo le orecchie per ascoltare il suono della tua voce e il rumore del telaio su cui facevi perccorere la tua mano. Osservavo il cielo sereno, le vie soleggiate e gli orti, poi il lungomare e poi il monte. Nessuno può dire quello che provavo dentro di me. Che pensieri dolce, che speranze, che sentimenti, o mia Silvia! Come ci appariva allora la vita umana e il suo destino! Quando ricordo di quanto erano grandi le nostre speranze, mi sento oppresso da un senso di angoscia, crudele e incolsolabile, e torna nuovamente il dolore per questa mia sventura. O natura, natura. Perché alla fine non dai indietro quello che prometti? Perché inganni i tuoi figli? Prima che l'inverno facesse seccare l'erba, tu sei morta combattuta da un male invisibile. O povera creatura tenera. Non hai visto il fiore dei tuoi anni. Non ti lusingava il cuore ascoltare la dolce lode ai tuoi capelli neri, ai tuoi occhi innamorati e lucenti. E non prenderai parte ai racconti d'amore delle tue coetanee. Da poco venivano meno anche i miei sogni, la speranza a cui il destino ha negato anche a me la giovinezza. Come sei sparita compagna della mia giovinezza, mia compianta speranza. È questo il mondo? Questi sono i delitti, l'amore, le opere, gli eventi di cui parlammo tanto insieme? Questa è la sorte degli uomini? Nel momento in cui sono venuto faccia a faccia con la verità, tu sei caduta miseramente, con la mano fredda della morte e la tomba disadorna che mostravi da lontano.
Analisi del testo A Silvia di Leopardi: spiegazione della poesia
Nell'analisi del testo, sarà importante sottolineare tutti i contenuti tecnici del testo, quindi la descrizione di com'è strutturata la poesia, eventuali strutture metriche e rime.
Metrica
La metrica di questo canto viene definita canzone libera leopardiana. La struttura è questa: sei strofe senza rime, costituite da un numero di versi differenti. I versi sono settenari ed endecasillabi ma non esiste una struttura ben precisa entro cui vengono sistemati.
Figure Retoriche
In questa poesia, caratterizzata da uno schema molto immediato o libero, ci sono alcune figure retoriche. Ecco quali sono:
- climax. Graduale passaggio da un concetto all'altro in scala crescente. Esempio: "Che pensieri soavi/ che speranze, che cori"
- anafora. Ripetizione della stessa parola all'inizio di più versi. Esempio: "Che Pensieri / Che Speranze"
- enjambement. Rottura metrico-sintattica della frase che, anziché concludersi alla fine del verso
- metonimia. L'uso del nome della causa per il suo effetto. Esempio: "Sudate carte"
- personificazione. Personificazione di un oggetto. Esempio: "O, Natura"
- ossimoro. Accostamento di due elementi contrari. Esempio: "Lieta e Penosa"
Leopardi, A Silvia: commento della poesia
A Silvia di Giacomo Leopardi è stata composta tra il 1828 e il 1830, quando iniziò una nuova stagione creativa per il poeata di Recanati. Come si può dedurre dal testo, Silvia è una persona reale che Leopardi ha conosciuto veramente. Si tratta di Teresa Fattorini, figlia del cocchiere al servizio presso la casa dei Leopardi. Il testo non è un elogio funebre, come in realtà sembrerebbe, ma si tratta di una riflessione dello scrittore che manifesta la sua delusione verso il mondo. Si nota la contrapposizione tra le speranze della giovinezza, l'llusione e le speranze di chi crede che il mondo possa riservare qualcosa di nuovo. C'è una frattura tra il mondo delle illusioni della gioventù e la vita vera, la realtà dei fatti.
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(Credits copertina: wikipedia.it)