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#Info studenti
Abbiamo un'intervista esclusiva con Antonio Bassano
1 ottobre 2019
Il 15 settembre Antonio Bassano era un semplice studente del liceo Regina Margherita di Salerno. Oggi ha 44mila follower su Instagram, il suo nome è diventato un meme ("Bassano, sei tu?") ed è finito ovunque: sui giornali, sui social media, su YouTube, sui cartelli delle manifestazioni per il clima. Qualcuno ha modificato la pagina Wikipedia di Bassano del Grappa in "Bassano, sei tu?" (ora è tornata normale).
Tra il Bassano di 15 giorni fa e quello di oggi ci sono dei video girati in classe, pubblicati online nei primi giorni di settembre e diventati virali in un batter d'occhio. Il primo lo ha visto tutta Italia: la prof. si blocca durante l'appello e ripete più volte: «Bassano, sei tu?». Antonio ride e con lui tutta la classe, mentre più di una persone riprende la scena col cellulare.
Dopo quel video ne spuntano altri: in uno di questi Bassano è in piedi davanti alla prof, gira intorno alla cattedra appoggiando più volte la testa sulla cattedra. La prof - spaventata - gli ripete: «Stai calmo, stai calmo».
Cosa succede se fai video in classe
Pubblicare video online - su Facebook, Instagram, YouTube o su un sito - senza chiedere il permesso alle persone riprese può provocare una grave violazione della privacy. Se le immagini ledono la loro reputazione o rivelano informazioni sensibili, come quelle sul loro stato di salute, si commette un reato che può portare:
- alla reclusione in carcere
- al risarcimento della persona offesa con cifre anche molto consistenti
Inoltre, se il regolamento scolastico vieta di utilizzare i cellulari in classe, si corre incontro anche a ulteriori sanzioni a livello scolastico come la sospensione o lo svolgimento di lavori socialmente utili.
Nel caso in questione, la prof. di Salerno ha deciso di non agire per vie legali. Antonio e alcuni suoi compagni sono stati sanzionati dalla dirigente scolastica, che li ha obbligati a svolgere dei lavori socialmente utili a scuola. «Da questa storia - ci ha raccontato Antonio - ho imparato che bisogna rispettare i problemi altrui. E che il cellulare, in classe, va usato solo per scopi didattici».
Riccardo Pieranunzi e Valerio Mammone
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