La sezione di Roma dell'AIED - Associazione Italiana per l'Educazione Demografica, da sempre vicina alle problematiche sociali, ha lanciato in rete #NOBULLISMO – Voce ai giovani.
L’iniziativa vuole sensibilizzare i giovani e la società sulla gravità del fenomeno, e dare ai giovani tra i 15 e i 30 anni la possibilità di offrire un contributo concreto per promuovere la creazione e la diffusione di una società basata su confronto, libertà e sicurezza
Una parte del progetto è rappresentata da una una ricerca-sondaggio on line per entrare nel mondo dei giovani, parlare lo stesso linguaggio, capire i motivi che sono alla base della “violenza bulla” e le reazioni di chi la subisce. I risultati ottenuti dalle risposte, che saranno raccolte in forma anonima, saranno analizzate e rielaborate in uno studio che sarà presentato il prossimo 26 novembre.
Per contribuire ad affrontare un tema che rispecchia un grave disagio delle fasce giovanili, l'Aied Roma propone anche una Gara di idee, che permette di vincere un premio del valore di 2mila euro.
Nella stragrande maggioranza dei casi le violenze, psicologiche, verbali o fisiche, avvengono nel luogo in cui i giovani trascorrono numerose ore delle loro giornate e vivono le loro principali esperienze, la scuola.
“La scuola ha un compito fondamentale: tra le cose da fare, al primo posto, metterei il tema della comunicazione: promuovere una comunicazione efficace e rispettosa dell’altro all'interno del contesto scolastico e familiare direi che è alla base per prevenire ogni forma di violenza. È necessario promuovere una vera e propria cultura all'interno del sistema scolastico dove anche gli studenti diventino parte attiva di un processo di crescita e di apprendimento”, spiega il dottor Costantini.
Altrettanto fondamentale è l'ambiente familiare: “Uno dei problemi più frequenti è che le vittime temono che il coinvolgimento dei genitori possa peggiorare le cose, per questo è importante per i genitori monitorare i comportamenti dei figli, imparare a osservarli e a comunicare con loro in modo aperto e sereno. Far capire che se qualcosa non va si possono prendere delle decisioni insieme, è importante che il figlio partecipi attivamente alla soluzione del problema. Spesso il genitore agisce in preda all'ansia senza tener conto che il problema lo sta subendo il figlio e che va coinvolto nella soluzione, valorizzando così le sue risorse e competenze”, conclude Costantini. Partecipare al sondaggio, che garantisce l'anonimato, aiuta a capire il fenomeno e le possibili soluzioni.
Ecco alcuni link utili:
#nobullismo
sondaggio nazionale