Errori comuni in italiano: quali sono?
Si dice sempre che non si è mai troppo grandi per imparare e questo è vero soprattutto quando si parla di
italiano: nonostante sia la lingua che parliamo fin da piccoli, ci sono alcune regole grammaticali e ortografiche che
propio proprio non c'entrano in testa o che tendiamo a dimenticare. E così finiamo per scrivere colonne e colonne di temi, cercando idee e di fare ragionamenti sensati, ma capita che l’errore ortografico subdolo si nasconda tra le righe dei nostri testi. Al nostro occhio può sfuggire, ma possiamo stare certi che la o il prof lo noterà: la maestra dalla penna rossa è sempre in agguato e qual è l’unico modo che abbiamo per evitare brutti voti e di fare la figura dei somari? C’è una sola strada: non avere più dubbi sugli errori di italiano commessi più frequentemente da tutti gli studenti (e non solo) e che i professori non sopportano. Per aiutarti a parlare un italiano perfetto come quello dell’Accademia della Crusca (o quasi…) abbiamo chiesto agli esperti di
Grandi Scuole quali sono
gli errori più frequenti e come evitarli. Ecco cosa ci hanno detto!
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I 10 errori di grammatica più frequenti: come non sbagliare più!
Sei pronto per andare alla scoperta degli errori più comuni in italiano per scoprire se anche tu ci caschi ogni tanto oppure se per te la nostra lingua non ha più segreti? Andiamo!
- L’apostrofo. Iniziamo subito da un errore tanto comune da non essere notato dai più (ma i prof di italiano lo vedono immediatamente!): si scrive un pò o un po’? Si scrive è o e’? Apostrofo e accento non sono intercambiabili, come alcuni pensano: nel primo caso la corretta grafia è la seconda, un po’ con l’apostrofo, perché la forma è il risultato di un troncamento (da poco). Nel secondo caso, invece, la grafia corretta è ovviamente “è”.
- L’uso del congiuntivo. È il tallone d’Achille di tantissimi studenti (e non solo) e vederlo così bistrattato è uno dei dolori più grandi degli insegnanti d’italiano: sempre meno italiani sembrano in grado di usare correttamente il congiuntivo. “Se studiavo, avevo preso un bel voto” è una frase comunemente usata ma sbagliata in italiano; si dice infatti: “se avessi studiato, avrei preso un bel voto (e avrei saputo usare correttamente il congiuntivo)”. L’errore più intollerabile? Il condizionale usato al posto dei congiuntivi nelle frasi ipotetiche: “Se io avrei…” 4. 3. 2. 1. NC. È l’unico voto a cui puoi aspirare.
- Accento sui monosillabi. Passiamo a un altro errore comunissimo: si scrive da o dà? Fa o fà? Qua o Quà? In questo caso la regola è piuttosto semplice: i monosillabi non si accentano a meno che l’accento non serva a differenziare due termini che hanno la stessa grafia ma che hanno due funzioni grammaticali diverse nella frase. Prendiamo l’esempio di da-dà: sono corrette entrambe le grafie, ma hanno due significati diversi. Da è una preposizione (Vado da Mario) mentre dà è la terza persona singolare del verbo dare (Maria dà i suoi libri in prestito). Lo stesso vale, ad esempio per li (pronome) e lì (avverbio di luogo) o la (articolo) o là (avverbio di luogo) o per si o sì. Nel caso invece di qua, fa, sto e così via la corretta grafia è senza accento.
- Gli e le/Gli e loro. “Gli piace la pizza” è corretto se mi riferisco a un soggetto maschile e non femminile (es. se quel “gli” sta per Mario), mentre nel secondo caso dovrei dire “Le piace la pizza”. Ancora più comune è il confondere gli (singolare) con loro (plurale), tanto che ormai non è quasi più considerato errore. Molti prof continuano comunque a storcere la bocca (come dargli loro torto?)
- D eufonica: e o ed? A differenza di quanto si pensi, la d eufonica andrebbe usata solo quando la parola che segue la congiunzione “e” o la preposizione “a” (oppure “o” anche se meno usato) inizia con la stessa vocale: es. Era contento ed entusiasta, Vado ad Amburgo. Tuttavia, ci sono casi in cui la d eufonica è diventata quasi obbligatoria anche non rispettando questa regola, come nel caso di “ad esempio”.
- Ne o né. In questo caso le grafie sono entrambe corrette, ma cambia l’uso grammaticale che si fa delle due. “Né” accentato si usa per esprimere una negazione, altrimenti si scrive senza accento. “Non l’ho visto né sentito”, ma “Ti ricordi di quel locale a Milano? Te ne ho parlato ieri”.
- La punteggiatura. Parlare di errori di punteggiatura equivale ad aprire il vaso di Pandora, quindi fermiamoci agli aspetti basilari. I puntini di sospensione sono tre (e non possono essere usati in modo indiscriminato); non si mette mai la virgola o un punto tra soggetto e verbo; oltre alle virgole e ai punti, esistono anche i punti e virgola, i punti interrogativi, i punti esclamativi e i due punti: impariamo ad usarli!
- Piuttosto che usato con valore disgiuntivo. “Possiamo andare in piscina piuttosto che al mare”. Quante volte lo hai sentito dire? Bene: è sbagliato. Piuttosto che NON può essere usato al posto di “oppure”, quindi con valore disgiuntivo. Piuttosto che si usa correttamente davanti a proposizioni avversative e comparative ed è sinonimo di “anziché”. Un esempio? “Piuttosto che uscire con te, mi chiudo in casa a studiare”.
- Qual è o qual’è? Facciamola semplice: si scrive sempre qual è. Dimenticati di quell’apostrofo.
- Un o un’. Tanti anche gli studenti che continuano a non usare correttamente un o un’. Nel primo caso l’articolo indeterminativo è maschile, nel secondo va usato davanti a nomi femminili che iniziano per vocale (troncamento di una). Si dice quindi un altro o un amico, ma un’altra, un’amica, un’ape etc.
Errori più comuni di ortografia: quali non fare mai?
La carrellata di errori comuni in italiano sarebbe lunghissima, ma di seguito aggiungiamo cinque errori ortografici assolutamente imperdonabili, quindi se vuoi evitare che l’ira funesta del prof di italiano si scagli su di te meglio non fare mai questi errori.
- Purtroppo o pultroppo? Purtroppo c’è chi ancora non ha capito come si scrive “purtroppo” e continua a scrivere “pultroppo”: sarà l’influenza della cultura orientale?
- D’accordo o daccordo? Chi non ha mai avuto un dubbio sulla corretta grafia di d’accordo o daccordo? Il correttore automatico ti aiuta (non dare sempre a lui la colpa!): si scrive sempre d’accordo!
- Perché o perchè? Anche l’accento grave o acuto a volte è importante: ricordati che in questo caso è sempre acuto. “Perché si scrive perché e non perchè?” Perché sì!
- Ce o cie? È scienza e non scenza, è sufficiente e non sufficente, è efficiente e non efficente, è coscienza e non coscenza, ma è conoscenza e non conoscienza. Tutto chiaro?
- Qualcun altro o qualcun’altro? Sembra che sia un errore ancora più comune di qual è – qual’è e anche in questo caso vince la forma senza apostrofo. Se qualcun altro ti ha suggerito in modo diverso, non dargli retta.
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