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Prima Prova Maturità 2019, traccia su Umberto Saba: vita, poetica e opere

27 maggio 2019

Prima prova maturità 2019 traccia svolta su Umberto Saba

Chi è l'autore scelto dal Miur per la Prima Prova di Maturità 2019? Fino al 19 giugno, giorno della prova d’italiano e del temuto tema, non saremo in grado di conoscere cosa ha architettato il Ministero dell’Istruzione. Però state tranquilli perché noi di ScuolaZoo possiamo provare a fare delle previsioni per vedere di fregare Miur e Commissione. Come giocare d’anticipo? Basta dare un’occhiata al tototema per capire quali sono gli autori più gettonati! In particolar modo, tra gli autori di quest’anno potrebbe comparire Umberto Saba, uno dei poeti e scrittori italiani più importanti del ’900. Saba manca dal 2003 all’Esame di Stato: che faccia il suo grande ritorno in scena per la Maturità 2019?! Per arrivare preparatissimi alla prima prova, ecco tutto quello che dovete sapere su Umberto Saba: tracce possibili, vita, poetica e opere. Quale autore uscirà in Prima Prova? Questa è la domanda a cui tutti gli studenti vorrebbero avere una risposta! Fatti un'idea su chi ha più probabilità di uscire con il nostro toto-autore: umberto saba

Prima prova maturità 2019 traccia su Umberto Saba: quale uscirà?

Innanzitutto, vediamo di quale tipo di traccia Umberto Saba potrebbe essere il protagonista. Ovviamente il Miur potrebbe sceglierlo per l'analisi del testo: in questo caso, dovrete analizzare un brano tratto da una delle sue opere, rispondendo a delle domande. A tal fine, è necessario conoscere bene biografia, opere e poetica di Saba.

Prima prova maturità 2019: la biografia di Umberto Saba

Umberto Saba è lo pseudonimo di Umberto Poli, nato a Trieste il 9 marzo 1883 da madre ebrea, Felicita Rachele Coen, e padre cattolico, Ugo Poli. Tuttavia, alla nascita di Umberto, il matrimonio tra i genitori era già finito, in quanto il padre aveva abbandonato Felicita. Umberto visse un’infanzia tormentata a causa dell’assenza del padre e per l’allontanamento, all’età di tre anni, dalla balia, che lui considerava “madre di gioia”. Per questo motivo, scelse lo pseudonimo di Saba: la balia si chiamava Peppa Sabaz; inoltre, Saba è una parola ebraica che significa “pane” alludendo alla quotidianità della sua poesia. Frequentò il ginnasio Dante Alighieri, con scarsi risultati, e poi abbandonò l’Imperial Regia Accademia di Commercio e Nautica per imbarcarsi come mozzo su una nave. Nel 1903 si trasferì a Pisa per frequentare l’Università, ma l’anno successivo, dopo una rottura con la Chiesa, fece ritorno a Trieste in preda a una forte depressione che lo accompagnerà per tutta la vita, e iniziò a collaborare con vari giornali e a scrivere i primi versi. Nel 1905 si trasferì a Firenze, dove entrò in contatto con gli ambienti intellettuali e letterali della città e conobbe Carolina Wölfler, con cui si sposò ed ebbe una figlia, Linuccia, che nacque nel 1909. L’anno successivo Saba pubblicò la raccolta Poesie, seguita da Coi miei occhi, del 1911; nello stesso periodo rilasciò anche il secondo libro di versi, poi conosciuto con il titolo di Trieste e una donna. Nel 1913, tutta la famiglia si spostò a Bologna e poi l’anno dopo a Milano. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale
, Umberto Saba assunse una posizione interventista, tanto che giunse a collaborare con Il Popolo d’Italia (il quotidiano socialista diretto da Benito Mussolini). Dopo aver preso parte alla guerra – prima in un campo di soldati austriaci prigionieri, poi come dattilografo e infine come collaudatore di legname per la costruzione di aerei – Saba iniziò ad avere delle crisi psicologiche che lo portarono al ricovero nel 1918. Tornato a Trieste al termine della guerra, dopo avere lavorato come direttore di una sala cinematografica, rilevò una libreria antiquaria, che ribattezzò Libreria antica e moderna. Nel 1922 pubblicò la sua famosa opera Canzoniere (1900-1921), che raccoglieva tutta la sua produzione poetica. A seguito di un nuovo acuirsi di crisi nervose, Saba entrò in analisi con il dottor Weiss, psicanalista anche di Italo Svevo. Con la promulgazione delle leggi razziali da parte del regime fascista, nel 1938 Umberto Saba fu costretto dapprima a cedere la libreria e poi a emigrare a Parigi con la famiglia. Scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, il poeta si rifugiò prima a Roma, dove Ungaretti cercò di aiutarlo senza troppo successo, e poi a Trieste. In seguito all’8 settembre 1943, Saba fu costretto a un altro pellegrinaggio, nascondendosi a Firenze, dove fu aiutato dall’amico Eugenio Montale e da Carlo Levi. In quel periodo, a Lugano (in Svizzera), uscì la raccolta di versi Ultime Cose, aggiunta poi nella versione definitiva del Canzoniere del 1945. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Saba visse a Roma e poi a Milano, dove collaborò con il Corriere della Sera e pubblicò la sua prima raccolta di aforismi, Scorciatoie, e Storia cronistoria del Canzoniere. Ormai poeta di successo e lodato dagli intellettuali, Saba si riavvicinò al cattolicesimo. Tuttavia, nel 1955, ormai malato, fu ricoverato in una clinica di Gorizia, dalla quale uscì solo per partecipare al funerale della moglie, morta il 25 novembre 1956. Umberto Saba morì nove mesi dopo, il 25 agosto 1957, lasciando incompiuto il romanzo autobiografico Ernesto, che venne pubblicato postumo.

Prima prova maturità 2019: la poetica di Umberto Saba

Umberto Saba è uno dei poeti più originali del ‘900 in quanto la sua poetica si discosta sia dal dannunzianesimo all’epoca imperante sia dallo sperimentalismo delle avanguardie. Formatosi autodidatta su i più grandi autori della letteratura italiana, Saba rimase estraneo al Simbolismo e all’estetismo, ma anche all’ermetismo. La sua poesia nasce da una profonda sorgente di dolore, che è da rintracciarsi nell’infanzia a causa dei traumi subiti (l’abbandono del padre e l’allontanamento dall’adorata balia), anche all’origine delle sue nevrosi. La sofferenza, le terapie psicoanalitiche e lo studio della cultura austro-ungarica, da Nietzsche a Freud (Trieste faceva parte dell’Impero austro-ungarico), fornirono a Saba strumenti filosofici e ideologici nuovi rispetto alla tradizione poetica italiana, in quanto il poeta fu più portato ad analizzare che a descrivere, arrivando a cogliere l’essenziale, il nocciolo delle cose e dei sentimenti. In un articolo del 1912, Quello che resta da fare ai poeti, Saba fissò i canoni fondamentali della sua poetica. Innanzitutto, per Saba “ai poeti resta da fare la poesia onesta”: prende così le distanze da alcune tendenze dominanti nella letteratura italiana di quegli anni, come l’estetismo e il superomismo dannunziano, il modernismo dei futuristi o le perplessità dei crepuscolari. Per poesia “onesta”, l’autore intende una poesia capace di “non sforzare mai l’ispirazione”, autentica, che vuole arrivare al cuore dei sentimenti. La “poesia onesta” si contrappone alla “poesia disonesta”, quella che ricerca il bello a tutti i costi, anche a danno del vero: Saba, quindi, si pone soprattutto in aperta contrapposizione contro D’Annunzio, ammiratissimo all’epoca in cui scriveva. Tra i temi da lui più affrontati di frequente troviamo l’eros, il desiderio di vita, l’amore per Trieste e i triestini da un lato, e la malinconia, la tristezza, la morte, dall’altro: vita e more si fondono l’un l’altro, divenendo un binomio fondamentale. Saba accetta la vita così come è, ossia dominata dal dolore, dalla frustrazione e dalla morte, ma dotata di un fascino incredibile. Altri temi della sua poetica sono il mare come simbolo di fuga, gli affetti personali e familiari, le memorie dell'infanzia, il rapporto con la natura e le riflessioni sull'attualità. Saba utilizza un linguaggio discorsivo, quasi colloquiale, eliminando il lessico aulico, tano da autocelebrarsi come “il poeta più chiaro del mondo”.

Prima prova maturità 2019: le opere di Umberto Saba

Concludiamo con la cronologia delle opere più importanti di Umberto Saba in ordine cronologico (facciamo riferimento alla data di pubblicazione):
  • Poesie, 1911
  • Coi miei occhi (il mio secondo libro di versi), 1912
  • La serena disperazione, 1920
  • Cose leggere e vaganti, 1920
  • Il Canzoniere (1900-1921), 1921;
  • Preludio e canzonette, 1922
  • I Prigioni, in "Primo Tempo", 1923
  • Figure e canti, 1926
  • L'Uomo, Trieste, 1926
  • Preludio e fughe, 1928
  • Tre poesie alla mia balia, 1929
  • Ammonizione ed altre poesie. 1900-1910, 1932
  • Tre composizioni, 1933
  • Parole, Lanciano, Carabba, 1934;
  • Ultime cose 1900-1945, 1944
  • Il canzoniere (1900-1945), 1945
  • Mediterranee, 1946
  • Il canzoniere (1900-1947), 1948
  • Uccelli, 1950
  • Epigrafe; Ultime prose, 1959
  • Il canzoniere (1900-1954), 1961
  • Il piccolo Berto. 1929-1931, 1961
  • Ernesto (romanzo), 1975.

Prima Prova 2019: le probabili tracce di Maturità

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