AMBITO SOCIO ECONOMICO
TITOLO: Possiamo davvero risolvere tutto con un calcolo? DESTINAZIONE: Quotidiano“Ci sono cose che non si possono comprare, per tutto il resto c’è Mastercard” recita una famosa pubblicità televisiva. Ecco, il PIL funziona più o meno allo stesso modo: è in grado di calcolarci senza il minimo errore tutto quello che produciamo, il rientro economico che abbiamo, quanti beni possediamo, ma non è in grado di dirci come stiamo, come viviamo. “Ci sono cose che non possono essere calcolate”, potremmo dire parafrasando la pubblicità della carta di credito.
Già nel 1968 Robert Kennedy metteva in guardia gli Americani dai calcoli del Pil: “Il Pil – annuncia nel suo discorso del 18 marzo – non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori famigliari o l'intelligenza del nostro dibattere.” Il Prodotto Interno Lordo di un Paese è in grado di misurare lo stato di salute dell’economia e calcolare tutta la produzione della nazione, ma non conosce lo stato di salute dei suoi cittadini perché non comprende elementi che possano valutare lo stato di benessere di un popolo, soprattutto perché questo non può essere ridotto al calcolo matematico.
“Il Pil – continua Kennedy - non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in poche parole, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.”
Il calcolo del Pil porta la società del giorno d’oggi a considerare come punto fermo il benessere economico, tralasciando importanti valori – sia personali che comunitari – che ci sono stati lasciati in eredità dalle generazione precedenti e che certamente contribuirebbero ad avere una società e una vita migliore di quella basata solo sul ‘dio denaro’. Nel 1968 il Pil americano aveva superato gli ottocento miliardi di dollari l’anno, ma – sempre secondo Kennedy – non era uno strumento di giudizio adatto per parlare dell’America perchè “comprende anche l’inquinamento dell’aria, la pubblicità per le sigarette e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana”. Kennedy certamente esagera nel suo discorso in quanto elenca solo gran parte degli elementi negativi – prigioni, armi, programmi televisivi violenti, missili, rivolte popolari - che influenzano l’andamento del Pil senza mettere in conto che ci sono anche elementi positivi che invece concorrono allo sviluppo di un Paese e della sua economia.
Esso infatti comprende anche i dati della produzione delle aziende pubbliche e private di un Paese nel corso di un anno, il valore della spesa familiare per i consumi, gli investimenti interni ed esterni che vengono effettuati dalle imprese, le esportazioni e le importazioni, i redditi dei lavoratori e delle imprese.
È vero che, come conferma Kennedy, esso “Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari”, ma è altrettanto vero che, pur non calcolando fattori di benessere specifici esso sia comunque in grado di parlare del benessere di una società: la qualità dell’ambiente, la tutela della salute, la garanzia dell’istruzione, infatti, dipendono in ogni luogo dalla ricchezza del Paese, che è stabilita in base al proprio Prodotto Interno Lordo.
Esistono degli indicatori che, in aggiunta al Pil, sono in grado di calcolare il benessere sopperendo in questo modo alle critiche che sono state fatte finora. Si tratta del Genuine Progress Indicator (Gpi) e della Felicità Nazionale Lorda (FIL): il primo misura la qualità della vita distinguendo spese positive, che aumentano il benessere, e spese negative, che lo diminuiscono e per questo motivo capita che sia in contrasto con il Pil; il secondo, invece, valuta la qualità di vita dei cittadini, basandosi su standard sociologici. In realtà quest’ultimo non è molto affidabile poiché si basa su valutazioni soggettive, che spesso i governi rilasciano in base ai propri interessi.