RISOLUZIONE AMBITO SOCIO ECONOMICO
Traccia di Italiano svolta dai Tutor di Docsity
TITOLO:L’UOMO NEL MONDO DI OGGI: prospettiva multiculturale e specializzazione tecnico-intellettuale TESTATA: Rivista economicaL’uomo nella società di oggi è portato ad affrontare una serie di sfide molteplici, infinite che continuamente si riproducono al ritmo dell’evoluzione dei settori e degli ambienti nei quali lo stesso è chiamato a svolgere il proprio ruolo di attore sociale nonché di essere umano. Nel settore lavorativo, in particolar modo, si assiste ad una crescente specializzazione che necessita di personale sempre più qualificato non solo limitatamente alle singole competenze richieste dalla posizione lavorativa ricoperta ma, più in generale, estese alla capacità di comunicare (la comunicazione rappresenta il risvolto necessario di ogni tipo di attività che venga espletata al giorno d’oggi), alla capacità di andare oltre il tradizionale etnocentrismo di stampo prettamente occidentale che induce l’essere umano a pensare che la propria cultura ed i valori in essa predicati siano i migliori e i soli ed unici punti di riferimento in base ai quali partire per l’analisi ed il giudizio delle culture altrui. La globalizzazione e l’apertura dei mercati inducono l’uomo a spingersi verso un più moderato relativismo culturale che permetta e faccia da anticamera alla possibilità di uno sviluppo in senso multiculturale e interculturale: nel primo caso si fa riferimento alla convivenza senza scambio tra i soggetti appartenenti a culture diverse, nel secondo caso all’interazione tra di essi, necessaria all’evoluzione del lavoro e dell’economia in un’ottica capace di andare oltre i confini nazionali. Come sottolineato da Martha Nussbaum urge la necessità di considerare l’altro, lo streniero, lo stranger direbbero gli inglesi, in un’ottica diversa da quella suggerita da atteggiamenti xenofobi e razzisti che allontanano e discriminano senza ragione persone solo perché appartenenti ad altri luoghi geografici o perché dotati di tratti somatici differenti dai nostri. Partiamo dal termine globalizzazione: deriva dalla fusione di due termini distinti “integrazione” ed “economia globale” dal momento che nel mondo in cui viviamo vige un’economia attiva a livello planetario. Come possiamo farla funzionare se manca la capacità di aprirsi all’altro, di considerarci tutti cittadini di un unico mondo? Questa apertura, questa conoscenza dell’altro non può essere raggiunta solo attraverso la tecnologia , alla quale ormai affidiamo un potere immenso ed assoluto: primo perché il digital divide impedisce di raggiungere tutti i popoli della Terra, secondo perché questo comporta la grave conseguenza della sottodifferenziazione, una forma distorta di conoscenza derivata dall’acquisizione superficiale di informazioni sui paesi meno sviluppati che porta il soggetto a considerarli un gruppo indifferenziato, tralasciando quelle particolarità e quelle sfumature che, se conosciute porterebbero ad un arricchimento culturale e morale prima ancora che economico.
Di certo il passaggio dall’economia tradizionale a quella modernizzata, avvenuto tra il XIX e XX secolo, in Italia tra nel quarantennio 1951-1991, ha decretato un’evoluzione nel mondo del lavoro ed è proprio in questo periodo che si pongono le basi sulle quali si fonda tutt’ora l’economia ed il mondo del lavoro. Lo stesso Durkheim sostenne che le molteplici attività lavorative che si sarebbero venute via via a presentare, avrebbero comportato il conseguente smembramento dei cicli produttivi e la necessità, per i lavoratori, di specializzarsi in un compito specifico: ogni attività verrebbe così, secondo lo studioso, incorporata in un ciclo produttivo più ampio di cui realizzerebbe un frammento. Come conseguenza diretta Durkheim individua la forte interdipendenza operativa in quanto è impossibile realizzare in maniera autonoma un intero ciclo produttivo, proprio per il crescente livello di specializzazione richiesto in ogni singola fase del processo di produzione; ed economica in quanto la sussistenza ed il benessere di ciascuno viene a dipendere dal lavoro degli altri. In questo senso possiamo avvicinare e trovare un punto d’incontro tra il pensiero di Durkheim e di Ignazio Visco il quale, proprio alla luce di questa nuova realtà in ambito lavorativo ed economico sottolinea l’esigenza di formare in questa direzione le nuove generazioni.
Il Consiglio Europeo raccomanda pertanto la formazione dei giovani e non solo, una formazione continua che sia in grado di plasmare l’individuo nel corso della sua crescita, di renderlo capace di affrontare le sfide che continuamente la società impone, renderlo in grado di godere degli aggiornamenti continui che l’evoluzione quotidiana detta e pone all’attenzione in quanto motore della crescita economica del Paese e del Mondo. Bisogna quindi partire dall’uomo e spingere verso una filosofia d’intervento tesa allo sviluppo e, perché no, al raggiungimento di una maggiore equità nella distribuzione delle risorse a livello globale eliminando il tradizionale accesso differenziato.
Risultati raggiungibili non solo grazie a conoscenze di carattere prettamente nozionistico, tecnologico o relativo ai social network ma grazie soprattutto alla sensibilità umana, alla capacità di comunicare a tu per tu e non solo filtrati da schermi e tastiere, capacità di problem solving e negoziazione attraverso cui si può sperare nel buon esito di attività di land grabbing ovvero di accaparramento su larga scala di terreni agricoli in paesi in via di sviluppo, attraverso cui si estenderebbero le possibilità di lavoro in quelle zone e di guadagno ulteriore nei paesi occidentali.
L’ottica da mantenere è di tipo olistico: non varie razze, non vari settori ma un’unica realtà che può essere gestita, definita dall’uomo il quale deve essere messo nella condizione, attraverso un’opportuna formazione sotto tutti i punti di vista, umano ed intellettuale, di rispondere alle sfide che il sistema Mondo pone lui dinnanzi ogni giorno.