Facile parlare di bullismo in astratto. Molto più difficile è, invece, parlare concretamente del problema e di quali strategie adottare per riuscire a contrastarlo efficacemente. A volte, per fortuna, ci si riesce. A fare in modo che il dolore provocato alle vittime non generi isolamento e una naturale discesa verso la depressione che può avere conseguenze davvero letali.
Una bella storia è quella che arriva dalla Finlandia, dove il bullismo è stato combattuto con il lancio del programma KiVa, sviluppato dell'Università di Turku con il finanziamento del Ministero Finlandese per l'Educazione e la Cultura. Sono state coinvolte quasi 250 scuole e il risultato è stata la riduzione del bullismo tra i banchi. L'atmosfera di positività creata nelle scuole ha anche portato gli studenti ad essere più motivati e a raggiungere migliori risultati; al traguardo scolastico, si può aggiungere poi quello personale: ansia, depressione e paura si sono notevolmente ridotte tra gli studenti più deboli e insicuri.
In cosa consiste questo programma? Prima di tutto nella prevenzione del fenomeno, ma anche e soprattutto nella gestione efficace dei casi che vengono denunciati, attraverso strumenti che hanno lo scopo di aiutare concretamente le vittime - come ad esempio video e giochi online o questionari dedicati a studenti e docenti. La prevenzione viene effettuata tramite il monitoraggio delle dinamiche scolastiche: eventuali cambiamenti o capovolgimenti emotivi vissuti dagli studenti vengono rilevati grazie ai feedback online, che costituiscono una parte molto importante del programma.
L'esito di queste azioni è stato talmente efficace che il programma KiVa ha vinto il Premio Europeo per la Prevenzione del Crimine nel 2009, il Premio Politica Sociale per il miglior articolo nel 2012 e ben 4 premi nazionali finlandesi nel 2008, 2010, 2011 e 2012.
Nell'anno scolastico 2013-2014 26 scuole italiane di diverso ordine e grado sono state coinvolte nella sperimentazione. Il risultato? Il bullismo è diminuito con percentuali che variano dal 6% al 55% a seconda della scuola. Non male, no?