Tema sulla Shoah svolto: introduzione
Shoah, Olocausto, Sterminio degli Ebrei, Auschwitz. Bastano queste parole per riportare alla mente di ognuno di noi una serie di immagini tragiche. Abbiamo visto film, letto libri, sfogliato antiche fotografie, visitato musei e sentito persino storie in prima persona da alcuni sopravvissuti dei campi di concentramento. Dovremmo avere una sorta di corazza su questo tema, non dovrebbe quasi più scomporci, ma per fortuna non è così. Ognuna di queste parole porta con sé un carico di dolore, come una ferita ancora aperta nel cuore e nello stomaco di ogni essere umano. Ed è bene che questo non cambi mai. È importante non dimenticare la tragicità dello sterminio di milioni di esseri umani tra il 1939 e il 1945, perché dagli errori del passato si impara sempre qualcosa e, in un periodo storicamente delicato come quello che stiamo vivendo, è bene ricordarsi tutte le cose sciocche fatte in passato per la bramosia di potere. Ripetiamoci allora nella mente la parola Shoah, perché questa, più di ogni altra, porta con sé un valore particolare. Si tratta di un termine ebraico che significa Tempesta Devastante. Questo è il modo che è stato scelto per indicare lo sterminio di milioni di esseri umani innocenti, soprattutto ebrei. Un termine, Shoah, che fa orrore e ricorda la paura. Da qui, si può iniziare quindi una riflessione più approfondita sull'Olocausto e sulla Shoah.
Riflessioni sulla Shoah: svolgimento
Era il 1935 quando le leggi razziali volute dalla Germania Nazista cominciarono a mietere le prime vittime. L'importanza delle parole, come abbiamo già detto precedentemente, vale sia in positivo che in negativo. Ecco perché ogni termine scritto nel Mein Kampf di Hitler del 1925 ha avuto presa su una popolazione disperata e vessata da condizioni economiche e sociali infelici. La popolazione aveva bisogno di un capro espiatorio e chi meglio degli ebrei, ritenuti in modo superficiale "tutti ricchi, colti e lavoratori"? Quando un popolo è stanco, arrabbiato e deluso, cerca di capire perché sia finito in questa condizione e se si trova davanti una persona che gli versa nelle orecchie come fiele una spiegazione (giusta o sbagliata, logica o irrazionale che sia) alla sua povertà, ci crede. Per i tedeschi dell'epoca chi aveva causato tutto il disagio erano gli ebrei, colpevoli di aver "sporcato la razza ariana" mitizzata con foto e leggende metropolitane. Così, dalla notte dei cristalli del 1938 quando tutte le vetrine dei negozi ebraici furono distrutte, l'odio nei confronti della popolazione ebraica crebbe notevolmente e le vessazioni nei loro riguardi non ebbero più alcun freno. Al di là della storia dell'Olocausto in sé, che conosciamo tutti anche se magari a grandi linee, la riflessione che va fatta è su quel "click" che ha dato il via a questa follia omicida che ha portato allo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento. Una prima risposta al quesito arriva dall'odio. Odio nei confronti di chi è più ricco, odio verso coloro che sembrava riuscissero a "galleggiare" in una situazione di disagio economico. Odio per chi sopravvive. Non è un sentimento facile da gestire, è una sorta di invidia ancestrale che ogni tanto punzecchia anche noi. Come quando a scuola un compagno di classe prende un voto più alto di noi. Se pensiamo che non se lo meriti affatto, non siamo felici per lui anzi, ci dà fastidio. Ovvio, non è un odio o un sentimento paragonabile a ciò che ha smosso i nazisti e li ha portati a compiere questi atti folli nei confronti degli ebrei, ma è un piccolo esempio che rende più facile capire da dove possa essere nato tutto. La seconda riflessione che si fa in merito all'Olocausto, una volta chiarito il tema dell'odio, è la paura del diverso. Anche se specificatamente Hitler e i suoi seguaci non temevano gli ebrei in quanto "cattivi", l'antropologia ci spiega come, ancora oggi, vi sia una necessità umana di riconoscersi in un gruppo ben definito per sentirsi a casa. Abbiamo il gruppo di scuola, il gruppo del bar, il gruppo di calcio... la concezione di gruppo ci fa sentire al sicuro. Come fare allora a sentirsi al sicuro nella Germania di fine anni '30 in cui tutto andava male? Unendosi. Facendo gruppo o creando una comunità chiusa tra persone "simili": ossia persone che odiavano gli ebrei. La popolazione ebraica è diventata "il diverso da combattere", il Golem della sofferenza della popolazione ariana. Prima si creano i ghetti, poi la popolazione ebraica viene deportata nei campi di lavoro, di concentramento e di sterminio, dove trova la morte. E il famigerato diverso viene sconfitto, ma la popolazione unita sotto il segno del nazismo, ben presto si rende conto di come questo sterminio, di fatto, non giovi alla loro condizione sociale.
Riflessioni sullo sterminio degli ebrei: conclusione
Auschwitz è senza dubbio il luogo più emblematico su cui riflettere quando si parla di Olocausto e Shoah. Sul cancello le parole "Il lavoro rende liberi" suonano come una macabra presa in giro, ma allo stesso tempo quasi una promessa di morte e quindi di "liberazione", se così si può definire, dalla sofferenza cui erano costretti gli ebrei. Auschwitz è un'industria di morte, massacro e orrore. Non vi sono altri modi per definirla ed è anche l'esempio che dobbiamo tenere tutti a mente quando si parla di Shoah. Ciò che ora ci sembra così folle, in un attimo potrebbe tornare attuale. Probabilmente con modalità diverse rispetto al passato, ma l'odio e la paura sono due motori molto potenti che in un momento storico come il nostro, dove ci sentiamo attaccati dai terroristi, minacciati dall'Isis, sotto l'occhio di Kim Jong Un e dei suoi missili e terrorizzati dai "diversi" che arrivano sulle coste di Lampedusa scappando dalla guerra, in un attimo potrebbero scatenare un nuovo inferno. Ecco perché, come dice Josè Saramago, "Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere". Per approfondire la storia dell'Olocausto e scrivere un bel tema o riflettere, trovi qui i riassunti su cosa è successo: